Che fine avrà fatto?

Me lo sono chiesta spesso ricercando blog che leggevo religiosamente ogni giorno nel 2007 o anche in epoche più recenti.

Per 4, 5, a volte anche 10 anni alcuni avatar erano diventati in qualche modo presenze costanti nella mia vita quotidiana. Per almeno una decina di minuti al giorno, talvolta dopo cena o nelle pause sigaretta pomeridiane mirate a spezzare le eterne giornate lavorative invernali, interrompevo la mia quotidianità per affacciarmi su qualche esistenza altrui. Alcuni blog erano scritti meglio di altri, di certo nessuno di quei blogger aveva il talento letterario di Flaubert, ma dietro a quelle parole si celavano frammenti di vita vera, e giorno dopo giorno, post dopo post, la mía mente immaginava quelle persone, i luoghi in cui si muovevano, i personaggi che popolavano le loro vite, il senso di claustrofobia che le avvolgevano quando si sedevano al PC e digitavano quelle parole che poi io avrei letto espirando fumo e condensa.

I blog erano finestre su una vita altrui abbastanza simile alla nostra da creare un senso di empatía e fratellanza, e abbastanza differente da distrarci dalla nostra personales esistenza.

Cosí come si aprivano, però, queste finestre si richiudevano senza preavviso, senza un saluto o un congedo esplicito, come se di colpo quella vita si fosse interrotta o fosse continuata in altre vesti.

Quei bloggher che sparivano lo facevano perchè un evento incredibile aveva reso le loro vite più degne di essere vissute e meno di essere raccontate?

O forse le loro esistenze avevano ceduto alla banalità e non c’era più modo di renderle appetibili a un lettore?

Esiste un’età forse a partire dalla quale si perde l’illusione che la propria vita sia un poema epico degno di essere narrato e ci si arrende al fatto che sia un’esistenza grigia fra un milione?

Mi sono posta queste domande per molto tempo e improvvisamente mi sono accorta si essere io stessa una bloggher sparita senza motivi apparenti da oltre un anno. Perché?

Non credo di avere risposte soddisfacenti, ma in queste giornate oziose a casa dei miei, dove torno sempre a sentirmi un po’ la me stessa adolescente, ho deciso di lasciare traccia di questo tempo trascorso lontano dal blog:

La mamma di P. é mancata qualche tempo dopo il mio ultimo post. Mi voleva molto bene e mi apprezzava, é una delle poche persone che mi ha fatto sempre sentire a mio agio mi ricordo spesso di lei. Come madre ha commesso errori importanti che ho faticato ad accettare, vedendo gli effetti avuti su P. La ricordo come una figura tragica, colpevole per non averla potuta aiutare di più, e al contempo consapevole del fatto che é difficile strappare qualcuno a una simile spirale autodistruttiva.

Ho mantenuto lo stesso impiego in tutto questo tempo, ed é forse il lavoro in cui sono stata meglio in assoluto. Lo faccio bene, mi piace farlo e quando chiudo il turno in linea di massima riesco a staccare e godermi il tempo libero, nei limiti consentiti dalla mia personalità tipo A.

Ho creato amicizie al lavoro, cosa inaspettata ma gradita. A volte l’essere coinvolta in uscite sociali mi causa il panico, ma in linea di massima mi allieta avere una cerchia di persone con cui uscire di tanto in tanto e fare le ore piccole attorno a un tavolo senza finire a parlare di biberon o svezzamenti.

P. ed io abbiamo comprato casa. É grande, bellissima, in gran parte ancora priva di mobili ed ha una terrazza enorme in cui sogno di passare le ore a leggere e sorseggiare caffe.

Vado al lavoro in bicicletta ed ho soddisfatto il desiderio di rimanere nella zona sud della città, a tre minuti in bici dal vecchio quartiere. La notte si sentono gli schiamazzi delle 10 famiglie di zingari che vivono delle case di fronte al palazzo fino all’una del mattino, ma i vetri delle finestre sono spessi a sufficienza per soffocarli, e il caos in fondo mi piace. Sto in bilico tra la ricerca di quiete e di routine e la voglia di sbavature, quel dettaglio eccentrico e stonato che rende la vita più interessante.

Mio papà ha avuto un infarto qualche mese fa. Casualmente ero dai miei in ferie ed ho potuto essere presente nei giorni dell’intervento, ho potuto dare appoggio a mía madre e camminare per sei ore attorno all’ospedale con lei e mia sorella il giorno dell’operazione.

Sono state due settimane di altalene emotive alla fine delle quali é andato tutto bene e mi sono sentita fortunata: fortunata perché l’operazione é stata un successo, perché ero presente, perché ho una famiglia che amo e mi ama.

Queste sono le cose che mi saltano alla mente e che riassumono un anno e mezzo di vita vissuta e non raccontata

.

Nonostante

Nonostante la mamma di P. sia in ospedale dopo una settimana di terapia intensiva.

Nonostante il futuro che pende da un filo.

Nonostante i dubbi, le difficoltà, le paure, le scelte fatte e rimandate.

Nonostante le poche ore di sonno che mi aspettano.

Nosostante la mia azienda abbia licenziato in tronco solo ieri varie persone dall’oggi al domani.

Nonostante le ansie, le preoccupazioni, le pigrizie e i fantasmi del passato.

Nonostante tutto questo ringrazio un milione di volte per le serate come Questa, passate davanti a una birra a parlare di tutto e niente, dei nonni, delle ingiustizie, del conunismo, del marcio del mondo con persone che conosco da giorni o mesi e che sento vicine e presenti come non capitava da tempo.

Io, nonostante tutto, mi sento felice, e viva come non mai.

Luoghi comuni 3×1

A Natale, non so come mai, ne faccio sempre il pieno, mi piovono addosso da tutte le parti, anche da persone insospettabili, quindi perché tenerli tutti per me?

“Ormai la gente ama più gli animali che i cristiani”

“Quello é un balordo/perdaballe”

“Maledetta sinistra, hanno rovinato il Paese”

“Eh ma anche lei, andare in giro da sola in un posto isolato”

“Gli uomini sono tutti maiali”

“Lo sai che il Papa é venuto in Piemonte?”

“Non si é ANCORA sposata”

Non siamo ancora arrivati al pranzo del 25 di dicembre e già avrei voglia di indossare una maglia con falce martello, dar fuoco a una Chiesa e andare a conviviere con una donna, cosí, per sfregio.

Comunque buon Natale!

Deli

Old vibes

É già l’11 di dicembre. Tra meno di 10 giorni torno in Italia come quasi tutti gli anni a vedere le amiche, stare con la nipotina (che ormai é una ragazza) e ad abbuffarmi di cibo e sensi di colpa, sempre incentivati da mio padre che parla di anni che avanzano e possibili tragedie imminenti.

Questo periodo dell’anno non é mai un granché, va detto. Di solito la mia pelle é grigia e ho l’autostima ancora più bassa del solito, il che é tutto dire.

Sono generalmente impelagata in tentativi di dieta falliti e mi sento pigra e stanca. Il fatto che alle 6 del pomeriggio sia già notte probabilmente non aiuta il mood in generale.

Aggiungiamo poi una settimana di lavoro orrenda e stressantissima (la scorsa), un collega che – presumo senza cattive intenzioni – mi rivolge una frase che fa sí che mi senta un’anziana di circa 78 anni e il quadro é completo.

Una buona notizia, però, c’é! Dopo secoli e millenni finalmente P. ha ottenuto il trasferimento e ora viviamo insieme sempre.

Credevo non sarebbe mai successo, quindi é una notizia bellissima. Ed é una notizia che apre la porta a varie iniziative, per esempio l’acquisto di una casa, ora che non paghiano più due affitti. O il matrimonio e la procreazione.

Ora, comprare una casa sarebbe un vero sogno, per quanto l’idea di abbandonare il quartiere (non posso permettermi neanche un buco qui) non mi piaccia affatto. Il matrimonio ci sta, dopo 10 anni insieme e 7 di convivenza, anche se mi fa sentire un po’ anziana.

Sul tema prole il vero entusiasta é P. A me l’idea di prendermi cura da ora in avanti di un altro essere umano e di fare rinunce (in termini di tempo libero, soldi, lavoro, ecc.) non é che mi convinca molto, a dire il vero.

Ma per ora sono solo progetti campati in aria, nulla di definitivo.

Continuo a pensare a breve, brevissimo termine. Concretamente penso alla settimana che m’attende in cui devo incastrare la preparazione della valigia, un’uscita con Ali per quanto pigra mi senta e un’orrenda e temuta cena d’impresa natalizia che rovinerà totalmente uno dei miei sacri giorni liberi obbligandomi a sorrisi di circostanza ed interazioni sociali ortopediche e faticose.

Non serve neanche che lo dica, ho l’umore un po’ sotto i piedi oggi, complice un week end passato a macerare sul divano vedendo documentari fino a farmi venire dolori lancinanti alla schiena.

Ora sto lavorando, la giornata é tranquilla e credo che potrei persino trovare la forza per riordinare casa e magari uscire…

Insomma, é stata una brutta settimana,nulla più e nulla in meno. Solo che la voglia di scrivere vien sempre quando sto giù di corda, a quanto pare!

Besos, Deli

Sociopatia portami via

Torno nuovamente dopo un’assenza relativamente lunga con i miei sfavillanti aggiornamenti.

Intanto, nel corso di questi ultimi mesi, oltre ad un bel viaggio in Italia sono stata – finalmente e dopo anni che non accadeva – in vancanza col mio fidanzato all’estero (sì, tecnicamente all’estero ci vivo, ma ormai la Spagna non la percepisco più come un luogo esotico. Dopo 7 anni di vita qui ha lo stesso livello di straniamento culturale che può avere Agrate Brianza).

Ci siamo divertiti un sacco, abbiamo tentato di comunicare in lingue diverse e abbiamo macinato kilometri di strada. Io indossavo delle all stars e dei calzini sottili, quindi avevo le scintille nei piedi praticamente, ma è stato comunque tutto fantastico.

Per il resto, la vita scorre piuttosto tranquilla e – diciamocelo – un pochino piatta.

Il brivido di eccitazione (o – volendo essere realisti – di paura folle e puro terrore) che più mi affligge ultimamente è quello relativo alla scadenza del periodo di prova al lavoro. Tra una settimana circa, infatti, scade. Mi trovo bene, il lavoro non mi dispiace e l’ambiente lavorativo è ottimo, ma avendo presenziato al licenziamento di un persona a cui scadeva il periodo di prova il giorno stesso della scadenza e quando mi avevano assunto da poco meno di un mese ho una certa dose di scetticismo.

Ci si può fare qualcosa? No. L’unica è aspettare e sarà quel che sarà.

Ora, non so se sia per via dell’ansia per il lavoro, della stanchezza indotta dalle temperature africane o della possibilità di lavorare in modalità smart, ma mi sto lentamente ed inesorabilmente convertendo in un licantropo.

In pratica non esco di casa (ad eccezione dei caffè pomeridiani con Ali) da una settimana. L’idea di andare al supermercato mi risulta ripugnante, per cui da quando P. è partito per tornare al lavoro ed ho finito le scorte di insalata mi sono buttata a cozza su panini con tonno, maionese e senape, menù di burger king consegnati a domicilio sebbene viva a 200 metri di distanza, borse di patatine fritte comprate compulsivamente alle 10 di sera dal cinese sotto casa e altre aberrazioni.

Le sessioni di aerobica, mantenute a fatica tra gennaio e luglio, sono state tragicamente abbandonate nell’ultimo mese insieme alle camminate lungo il fiume (che mi sono tornate alla mente mentre mi trascinavo lungo il Danubio con i piedi demoliti).

Mi aggiro per casa con i capelli (lerci) e raccolti malamente, con i piedi scalzi e coperti di pelo di gatto e lerciume. Non vado in ufficio da un tempo immemore. Alla fine vince sempre il desiderio di posticipare di un’oretta la sveglia, risparmiandosi il tempo di vertirsi, pettinarsi, docciarsi. Peccato che così finisco col ridurmi in una larva appiccicosa e – giorno dopo giorno – la voglia di uscire di casa decresce ulteriormente.

In tutto ciò, domani incombe un’uscita con i colleghi per cena. E, sebbene siano tutti carinissimi e simpatici, l’idea di uscire di casa (di sera, poi! Quale oltraggio!) mi devasta animicamente e fisicamente.

Oggi, inoltre, ho appuntamento in un centro di medicina estetica. Sì, perchè ho dato inizio a questo mese di spese folli (ferie, cene d’asporto, ecc.) sottoponendomi a un rinofiller in una clinica estetica. Ho speso una fortuna, ma mi sono trovata abbastanza bene. Mi ero già sottoposta a questo trattamento. Dovete sapere che ho il naso aquilino, piuttosto importante, e mi sono sempre fatta mille complessi in merito (e non mi sono state certo risparmiate le prese in giro). Tuttavia, l’idea di farmi piallare la faccia da un chirurgo estetico e di ritrovarmi con un naso che non mi convince mi spaventa troppo, ergo ho trovato questa “alternativa”. Consiste nel farsi iniettare acido ialuronico, che basicamente non riduce le dimensioni del naso ma ne migliora le proporzioni riempiendo zone “depresse” (per esempio sopra la gobbetta) o permette di alzare un po’ una punta cadente.

Ho provato il trattamento in varie cliniche, ma solo una volta il risultato mi ha soddisfatto (è reversibile, e nessuno è mai riuscito a replicare quel risultato, neanche lo stesso medico che me l’aveva fatto). Dopo aver titubato a lungo, ho trovato una clinica qui, piuttosto cara, ma le foto su instagram promettevano e in effetti la dottoressa è stata attenta e il risultato è stato molto migliore del solito. Oggi ho la visita di “controllo”, perchè l’acido deve assestarsi un po’ e spesso il mese dopo va fatto un ritocco.

L’intervento non è invasivo, si tratta solo di iniezioni, ma essendo una zona delicata a volte escono lividi o arrossamenti importanti. Insomma, corro il rischio di dover uscire a cena domani sera col naso da pugile.

Che poi, a dirla tutta, mica sono obbligata ad andare a cena. Potrei benissimo accampare una scusa e stare a casa, cosa che peraltro faccio spesso.

Solo che.

Esco ogni giorni con Ali, certo, ho un fidanzato col quale convivo e delle amiche fidate in Italia. Ho un’altra amica di vecchia data qui, che però si è trasferita e che probabilmente vedrò una volta ogni 6 mesi a dir tanto.

Insomma, non è che il mio circolo sociale sia troppo esteso, diciamocelo. Perchè uscire con gente nuova mi stressa, mi sento giudicata, a disagio, mi fa male la faccia per le risate forzate, torno a casa esausta e col desiderio di stare sola, in silenzio, nella pace di casa mia. Uscire con gente (soprattutto in gruppo, con varie persone alla volta) per me è uno sforzo quasi fisico.

Però, non è che esistano molti altri modi di creare dei rapporti, ecco. Quindi forse sarebbe il caso di sforzarsi un po’.

Any other sociopath is reading this?

Besos, Deli

viaggi della speranza

Sono approdata ieri in terre italiche dopo un viaggio di circa 7 ore.

Sebbene sia stato lungo é filato tutto liscio come l’olio: sono scesa dall’aereo, sono salita immediatamente sul bus e da li ho preso quasi subito il treno. Tutto puntuale e nessuna lunga attesa.

Purtroppo giusto due giorni prima, forse per lo stress, mi era uscita una ciste in un’area parecchio delicata, e i sedili in legno di faggio dell’aereo non hanno aiutato granché a ridurre l’infiammazione.

In pratica sono arrivata a casa zoppa, con le scintille tra le gambe a ogni passo.

Grazie al cielo -ma soprattutto grazie ai farmaci da banco- sono riuscita ugualmente a cenare fuori e a passare una bella serata, culminata con l’esplosione della palla purulenta con relativo schifo e sollievo.

Questo mio rientro in Italia é stato un po’ improvvisato: Ho trovato un volo un po’meno caro rispetto agli altri voli di agosto e ho preso il volo neanche due settimane fa. Son pure riuscita a farmi dare un paio di giorni liberi extra, e per i restanti lavoro in remoto.

Ho trasportato il portatile del lavoro manco avessi una valigetta con organi per trapianti ma viaggiare senza scontare ferie non ha prezzo 🙂

Per quanto riguarda la situa in generale, le cose van cosí:

  • La famiglia di P. sta attraversando l’ennesima crisi. Tutti i suoi parenti più prossimi hanno l’abilitá di prendere le decisioni più degne e meritorie del mongolino d’oro in ogni ambito della vita, ignorando qualsiasi consiglio sensato. Poi succedono i casini e chiamano lui per risolvere la matassa, facendo leva sui sensi di colpa. Sono piuttosto furente, ma l’essere in viaggio mi sta aiutando a staccare.
  • Tra un mese circa scade il periodo di prova al lavoro. Dita incrociate, mi trovo bene e spero mi tengano.
  • Ho già detto che mi piace un botto il lavoro? Tra le altre cose ho tantissimi giorni liberi extra, colleghi adorabili e un botto di giorni di smartworking.
  • Ho smesso di fare aerobica da un botto 😦 il caldo afoso e la pigrizia generale hanno avuto la meglio, ma spero di riprendere prossimamente, magari approfittando del clima più decente che c’é qui.

Besos! Deli 🙂

Summer

Spronata da un commento al mio ultimo post, ho pensato di tornare su questi lidi e di raccontare le -scarse- novità degli ultimi mesi.

Sono ormai quasi alla fine del quarto mese del periodo di prova al lavoro. Nonostante le occasionali paranoie e la presenza di una collega amante del drama devo dire che mi trovo bene e spero di ottenere il famoso contratto indefinito a fine settembre.

La possibilità di lavorare da casa per x giorni all’anno é una delle cose migliori e apre un ventaglio di possibilità infinito. Per ora ho usato i giorni di smartworking principalmente per quelle giornate in cui mettere la sveglia alle 7.50 anziché alle 6:30 fa la differenza, ma mi auguro di poter usarli anche ad agosto per tornare in Italia (dipende in parte dalla possibilità di trovare una baby sitter per i miei gattini).

In Italia, comunque, ci sono già stata a giugno per le ferie. É stato bellissimo, sono stata molto con la nipotina e con le mie amiche. Purtroppo, però, ho anche preso il covid e l’ho involontariamente attaccato si miei genitori e a un paio di amiche.

Ora stanno tutti bene, grazie a dio. I sintomi erano più o meno quelli di un raffreddore. Ciò significa, tuttavia, che al rientro in Spagna ho passato una settimana quasi reclusa in camera da letto per non contagiare P., mentre la casa -già provata da una settimana in cui l’unico addetto a fare la massaia era P.- sprofondava nello schifo e nel lerciume più totale.

Anyway, sono trascorse varie settimane, ora la casa é pulita e ordinata ed io finalmente mi sono liberata della congestione e dell’eterna spossatezza.

Progetto qualche viaggetto per i prossimi mesi, baby sitter felina permettendo, e cerco di riprendere le buone abitudini.

Da due giorni ho ripreso a fare aeróbica, dopo averla abbandonata per quasi un mese a causa del mix covid e temperature oltre i 45°.

Ho iniziato a leggere Guerra e Pace perché sí e navigo nel mare delle sue mille pagine con la tigna di chi sa che arrivera alla fine.

E venerdì torno dalla psicologa dopo oltre un mese di pausa causa di orari incompatibili e dichiarazioni dei redditi in cui ti tocca pagare manco fossi la propietaria della Fiat.

Insomma, sto bene 🙂

e voi?

Update

Ma davvero siamo già a metà aprile?

Come avrete avuto modo di notare, ho pochissima voglia di scrivere ultimamente, ma mi andava comunque di lasciare traccia di quanto avvenuto ultimamente.

Da circa un mese ho trovato un nuovo impiego 🙂

Mi piace? Abbastanza, ancora non posso dirlo con piena certezza.

Aspetti negativi? Gli orari sono bruttarelli e il periodo di prova é di ben 6 mesi.

Aspetti positivi? Possibilità di smartworking per vari mesi all’anno, il che significa che oltre alle ferie potrei usare anche lo smartworking per tornare in Italia o per viaggiare in generale, e un ambiente di lavoro che pare ideale. “Pare”… perché non si sa mai, é ancora presto e le apparenze ingannano, ma per il momento sono tutti carinissimi, c’é una grande cooperazione tra colleghi e si ride un sacco 😀

Dei mesi di disoccupazione mi porto dietro qualche buona abitudine, per esempio l’aerobica (che continuo a fare e mi fa sentire bene, anche se non riesco più a praticarla ogni giorno), la terapia dalla psicologa (anche quella, però, diluita per incompatibilità di orario) e il corso di portoghese su duolingo.

Altre cose belle: sono venute due amiche a trovarmi e abbiamo passato qualche giornata tra cibo, passeggiate e risate, nonostante io avessi un malessere mestruale tremendo.

É stato fisicamente difficile perché avevo dolori ovunque ed ero in piena paranoia da seconda settimana in un lavoro nuovo, però é stato bello chiacchierare fino a tarda notte sul divano letto, con i gattini appallottolati tra le lenzuola.

E niente, il post l’ho iniziato giovedì mentre ero al lavoro e sembrava essere una giornata tranquilla. Successivamente é capitato di tutto e sono stata inghiottita dalle richieste insieme si colleghi, ma questo post mi andava comunque di finirlo. Quindi approffitto di questa mattina soleggiata e libera in cui conto di finire di riordinare casa, fare aerobica e magari uscire a camminare al sole per lasciare una traccia del mio passaggio.

Voi come state?

Besos, Deli

Chi non muore si rivede!

Riemergo dalla melma per un breve aggiornamento sconclusionato.

Come indicavo nell’ultimo post, verso fine novembre ho perso il lavoro, cacciata poco prima della fine del periodo di prova perché non ho retto la pressione data dai seguenti fattori: capa stronza figlia di papá che ti tratta di merda, carico di lavoro eccessivo che comportava una media di 7 ore extra (non retribuite) di lavoro ogni settimana, illogica pretesa di farti prelevare anche il sangue dalle vene per aiutare il collega assunto a tempo a te e totalmente rincoglionito anche se, quando nella merda ci stai tu, la reazione generale di quasi tutti gli altri colleghi é “stacce”.

Insomma, non ce la facevo proprio più, ormai la sera piangevo prima di andare a dormire, pensando ai vagoni di merda che avrei dovuto spalare il giorno successivo e nella consapevolezza di non poter lasciare il lavoro senza rimanere priva di qualsivoglia entrata fissa.

Insomma, in un certo senso non é stato neanche tanto male il licenziamento.

Certo, mi ha demolito l’autostima e mi ha fatto provare un senso di ingiustizia enorme il fatto che una pallona gonfiata che passava in ufficio una media di 10 minuti a settimana avesse decretato che io, che ho portato avanti progetti complicatissimi quasi da sola pur avendo zero esperienza, fossi meno degna di continuare a lavorare di quanto non lo fosse l’altro tizio assunto a tempo a me che passava le giornata ad ‘annoiarsi’ (parole sue) e, pensa un po’, é stato l’unico a poter perdere tempo compilando un Excel utile quanto il cinese dei Black Eyed Peas richiesto dalla suddetta pallona gonfiata.

Non so se si nota ma ho ancora un po’ il dente avvelenato, giusto un pizzico eh.

Ad ogni modo, dal licenziamento sono passati due mesi, periodo di tempo in cui sono stata in Italia con P. ed ho passato momenti bellissimi con la mia famiglia, nonostante le mie paranoie pre-partenza.

In questi due mesi ho anche inviato molti CV e fatto svariati colloqui, trovandomi di fronte alle seguenti situazioni:

  • Lavoro 100% in remoto che richiedeva, pero, abilità informatiche che non ho. Arrivata a un passo dall’assunzione sono stata scartata in favore di un altro candidato.
  • Colloquio farlocco per una azienda situata un culo ai lupi e che offre stipendi da fame.
  • Colloquio fissato ieri pomeriggio e annullato dall’azienda stamattina due ore prima dell’orario previsto, senza stabilire una nuova data.
  • Straziante colloquio online della durata di un’ora con formulario psicologico annesso per un posto di lavoro che non mi ispira manco per il cazzo ma con azienda apparentemente seria. Problema: stanno in Culonia e dovrei trasferirmi. Insomma, vivo nel terrore che mi chiamino perché a quel punto dovrei a) accettare e sradicare tutta la mia vita, again oppure b) rinunciare a un’offerta di lavoro e conseguentemente pentirmene e morire di fame e stenti.
  • Colloquio scemo in azienda locale che “non cerchiamo per coprire un posto di lavoro specifico, vogliamo vedere un po’ le caratteristiche dei candidati e vedere se possiamo inserirli in progetti futuro”. Ma che cazzo vuol dire, balengo? Se volete conoscere gente nuova andate su Tinder, non su InfoJobs.
  • Colloquio telefonico inutile e deprimente per contratto di lavoro di un mese con inizio a metà dicembre.

Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno qualche stronzo mi chiama. Anni fa P. cercava lavoro e non lo chiamava nessuno mai, per mesi. Ovviamente era caduto in depresiones, e P. é decisamente più forte e resiliente di quanto lo sia io, quindi io probabilmente mi getterei da una torre tipo Tommen.

Insomma, meglio così, meglio che mi chiamino, anche se questo dà luogo a pensieri contraddittori del tipo “certo che non è male avere tempo per fare sport e leggere, se ora mi assumono addio libertà e si torna a essere schiavi dell’orologio e della sveglia. ‘Fanculo, sono una fallita, nessuno mi assume e invece di fare sport e leggere ho passato la giornata a vedere The Crown e a sfondarmi di patate fritte. Si cosa? Io mi trasferisco! Bisogna rischiare nella vita, il cambiamento é inevitable! Già, bella roba ritrovarmi di nuovo sola, senza neanche una amica con cui bere un caffe nel pomeriggio e ridere delle mie disgrazie. La verita é che dovrei viaggiare… Quando mi ricapiterà di avere tanto tempo libero? Certo, con la sfiga che ho di sicuro mi chiamano per un colloquio proprio mentre sono all’estero.”

Mi fermo qui per decenza, ma potrei andare avanti per ore.

Mi rendo conto che la chiave sta nel vedere i lati positivi delle cose e non solo quelli negativi e nel godersi il presente, sia quale sia, invece di desiderare altro e poi trovarsi a rimpiangere quel che avevamo prima sempre e solo a posteriori.

So che devo lavorare su questo e smetterla di ossessionarmi tanto con il futuro ed il passato, attivita peraltro inutilissima. La psicologa me lo ripete sempre e mi dice che certi meccanismi mentali non possono cambiare dall’oggi al domani e che bisogna lavorarci su poco a poco.

Ed é quello che intendo fare in quel che rimane di questa giornata.

Besos

Limbo

É da tempo che non scrivo, non so neanche io bene perché.

É un brutto momento.

Circa un mese fa sono stata licenziata e sono in disoccupazione.

Mi sento affranta, stanca, svuotata e piena di ferite esposte.

Non sto così tutti i giorni ma spesso e il mese previo alla perdita del lavoro è stato anche peggio.

Mi sento sospesa, come se fossi un palloncino che rimane ancorato a terra solo perchè è attaccato a un filo.

Il mondo continua a girare come una giostra e io lo osservo dalla finestra e sento solo nausea e mal di mare.

Mi nascondo dalle chiacchiere e dalle parole, mi nascondo un po’ da tutti, tranne da amiche selezionatissime e dal mio P., che nonostrante tutto mi sopporta sempre.

Non importa quanto diventi irritabile, irragionevole, francamente insopportabile. É proprio quando tocco il fondo, soprattutto quando tocco il fondo, che mi prende per mano e mi ricorda che lui è lì con me e mi ama.

Mi sento fortunata per avere accanto una persona che mi ama così tanto, più e meglio di quanto sappia farlo io, e mi terrorizza aggrapparmi così tanto a lui, io che ho sempre amato l’immagine indipendente di me stessa che ho creato nella mia testa, che poi nulla ha a che vedere con la realtà.

Insomma, sono un casino.

Da un paio di mesi vado da una psicologa, che si spera mi aiuti a tirare fuori i piedi da questa melma limacciosa che mi paralizza da anni e che negli ultimi mesi è diventata cemento.

Per ora vi lascio così.

Besos, Deli