Torno nuovamente dopo un’assenza relativamente lunga con i miei sfavillanti aggiornamenti.
Intanto, nel corso di questi ultimi mesi, oltre ad un bel viaggio in Italia sono stata – finalmente e dopo anni che non accadeva – in vancanza col mio fidanzato all’estero (sì, tecnicamente all’estero ci vivo, ma ormai la Spagna non la percepisco più come un luogo esotico. Dopo 7 anni di vita qui ha lo stesso livello di straniamento culturale che può avere Agrate Brianza).
Ci siamo divertiti un sacco, abbiamo tentato di comunicare in lingue diverse e abbiamo macinato kilometri di strada. Io indossavo delle all stars e dei calzini sottili, quindi avevo le scintille nei piedi praticamente, ma è stato comunque tutto fantastico.
Per il resto, la vita scorre piuttosto tranquilla e – diciamocelo – un pochino piatta.
Il brivido di eccitazione (o – volendo essere realisti – di paura folle e puro terrore) che più mi affligge ultimamente è quello relativo alla scadenza del periodo di prova al lavoro. Tra una settimana circa, infatti, scade. Mi trovo bene, il lavoro non mi dispiace e l’ambiente lavorativo è ottimo, ma avendo presenziato al licenziamento di un persona a cui scadeva il periodo di prova il giorno stesso della scadenza e quando mi avevano assunto da poco meno di un mese ho una certa dose di scetticismo.
Ci si può fare qualcosa? No. L’unica è aspettare e sarà quel che sarà.
Ora, non so se sia per via dell’ansia per il lavoro, della stanchezza indotta dalle temperature africane o della possibilità di lavorare in modalità smart, ma mi sto lentamente ed inesorabilmente convertendo in un licantropo.
In pratica non esco di casa (ad eccezione dei caffè pomeridiani con Ali) da una settimana. L’idea di andare al supermercato mi risulta ripugnante, per cui da quando P. è partito per tornare al lavoro ed ho finito le scorte di insalata mi sono buttata a cozza su panini con tonno, maionese e senape, menù di burger king consegnati a domicilio sebbene viva a 200 metri di distanza, borse di patatine fritte comprate compulsivamente alle 10 di sera dal cinese sotto casa e altre aberrazioni.
Le sessioni di aerobica, mantenute a fatica tra gennaio e luglio, sono state tragicamente abbandonate nell’ultimo mese insieme alle camminate lungo il fiume (che mi sono tornate alla mente mentre mi trascinavo lungo il Danubio con i piedi demoliti).
Mi aggiro per casa con i capelli (lerci) e raccolti malamente, con i piedi scalzi e coperti di pelo di gatto e lerciume. Non vado in ufficio da un tempo immemore. Alla fine vince sempre il desiderio di posticipare di un’oretta la sveglia, risparmiandosi il tempo di vertirsi, pettinarsi, docciarsi. Peccato che così finisco col ridurmi in una larva appiccicosa e – giorno dopo giorno – la voglia di uscire di casa decresce ulteriormente.
In tutto ciò, domani incombe un’uscita con i colleghi per cena. E, sebbene siano tutti carinissimi e simpatici, l’idea di uscire di casa (di sera, poi! Quale oltraggio!) mi devasta animicamente e fisicamente.
Oggi, inoltre, ho appuntamento in un centro di medicina estetica. Sì, perchè ho dato inizio a questo mese di spese folli (ferie, cene d’asporto, ecc.) sottoponendomi a un rinofiller in una clinica estetica. Ho speso una fortuna, ma mi sono trovata abbastanza bene. Mi ero già sottoposta a questo trattamento. Dovete sapere che ho il naso aquilino, piuttosto importante, e mi sono sempre fatta mille complessi in merito (e non mi sono state certo risparmiate le prese in giro). Tuttavia, l’idea di farmi piallare la faccia da un chirurgo estetico e di ritrovarmi con un naso che non mi convince mi spaventa troppo, ergo ho trovato questa “alternativa”. Consiste nel farsi iniettare acido ialuronico, che basicamente non riduce le dimensioni del naso ma ne migliora le proporzioni riempiendo zone “depresse” (per esempio sopra la gobbetta) o permette di alzare un po’ una punta cadente.
Ho provato il trattamento in varie cliniche, ma solo una volta il risultato mi ha soddisfatto (è reversibile, e nessuno è mai riuscito a replicare quel risultato, neanche lo stesso medico che me l’aveva fatto). Dopo aver titubato a lungo, ho trovato una clinica qui, piuttosto cara, ma le foto su instagram promettevano e in effetti la dottoressa è stata attenta e il risultato è stato molto migliore del solito. Oggi ho la visita di “controllo”, perchè l’acido deve assestarsi un po’ e spesso il mese dopo va fatto un ritocco.
L’intervento non è invasivo, si tratta solo di iniezioni, ma essendo una zona delicata a volte escono lividi o arrossamenti importanti. Insomma, corro il rischio di dover uscire a cena domani sera col naso da pugile.
Che poi, a dirla tutta, mica sono obbligata ad andare a cena. Potrei benissimo accampare una scusa e stare a casa, cosa che peraltro faccio spesso.
Solo che.
Esco ogni giorni con Ali, certo, ho un fidanzato col quale convivo e delle amiche fidate in Italia. Ho un’altra amica di vecchia data qui, che però si è trasferita e che probabilmente vedrò una volta ogni 6 mesi a dir tanto.
Insomma, non è che il mio circolo sociale sia troppo esteso, diciamocelo. Perchè uscire con gente nuova mi stressa, mi sento giudicata, a disagio, mi fa male la faccia per le risate forzate, torno a casa esausta e col desiderio di stare sola, in silenzio, nella pace di casa mia. Uscire con gente (soprattutto in gruppo, con varie persone alla volta) per me è uno sforzo quasi fisico.
Però, non è che esistano molti altri modi di creare dei rapporti, ecco. Quindi forse sarebbe il caso di sforzarsi un po’.
Any other sociopath is reading this?
Besos, Deli