Finalmente questa domenica sono andata per la prima volta al mare, come mi ripromettevo da diversi fine settimana.
La scorsa settimana è stata abbastanza tranquilla, ero di umore ottimo. L’unica preoccupazione era l’impossibilità di concentrarmi sul lavoro. Non riuscivo proprio, sopratutto nel pomeriggio. Il venerdì ho iniziato seriamente a preoccuparmi, perché oltre ai vari lavori che avevamo già appuntato nell’agenda virtuale, io e la mia collega ci siamo viste piovere addosso altre richieste “urgenti”. Ero talmente disperata, che sono arrivata pure a pensare di fare qualche lavoretto extra nel corso del fine settimana, anche se i giorni lavorativi sarebbero più che sufficienti, se la mia testa decidesse di collaborare.
Sabato mi sono svegliata sul tardi, ed ero un vero e proprio rottame. Testa dolorante, tensione tremenda al lato sinistro del collo e anche una leggera indigestione, totalmente meritata, viste le porcherie ingurgitate il giorno prima. Mi sentivo talmente a pezzi che non ho nemmeno fatto lo sforzo di trascinarmi alla farmacia sotto casa, così è iniziato il balletto dei rimedi casalinghi al malessere: beverone di acqua calda, zucchero e limone per l’indigestione; sacchettino termico scaldato nel microonde e strategicamente posizionato sul collo, innumerevoli tentativi di sonnecchiare sia a letto che sul divano.
Niente da fare, il dolore rimaneva lì. Tuttavia, mi son vista obbligata ad uscire per portare a spasso il cane, e presa da una audacia totalmente ingiustificata ho proposto ad Ali di andare a prendere un caffè al bar, nella speranza che potesse farmi bene un po’ di aria fresca e una passeggiata.
Ho sfoderato tutto l’arsenale dei rimedi della nonna, insomma, ma la prossima volta mi sa che punterò direttamente a una bella boccetta di ibuprofene.
Domenica mattina mi sono svegliata in condizioni decisamente migliori, ma mi notavo ancora un po’ strana. Una volta raggiunto il bagno ho scoperto la causa di tanto sfacelo fisico e mentale (sì, perché tra un dolore e l’altro il sabato mi sono fatta anche qualche crisi di pianto così, senza senso): IL CICLO.
Eccome no? Tutti i mesi la solita storia, e ancora non me ne capacito. Tant’è la sintomatologia pre-ciclo riesce sempre a sorprendermi con la sua originalità e ed i suoi cambi repentini, tanto da farmi sospettare ogni mese di aver contratto qualche strana malattia.
Ad ogni modo, sapendo già quale fosse il motivo del malessere, ho deciso di prendere il toro per le corna, sono andata alla farmacia di guardia a comprare il famoso ibuprofene salva-vita e sono andata in spiaggia!
Sono partita piuttosto tardi, perché dovevo portare a spasso il cane e preparare lo zaino con tanto di: asciugamano da spiaggia (ne avevamo 4 in casa, GIURO che sono spariti tutto senza lasciare alcuna traccia. Sospetto che P. li abbia trafugati ed utilizzati come giaciglio per i cani et similia), creme solari, libro, salatini, acqua, occhiali da sole, batteria esterna per il telefono, cuffiette, tabacco, cartine, filtrini, accendino. L’ombrellone, invece, giaceva già nel bagagliaio dall’anno scorso.
Alle due sono arrivata alla spiaggia e mi è venuto male vedendo la quantità di auto. Fortunatamente ho adocchiato una macchina che se ne stava andando e, paralizzando tutto il traffico per qualche chilometro, sono riuscita ad accaparrarmi il parcheggio. C’era gente, ma non tantissima, e la spiaggia è talmente ampia che non c’è il rischio di trovarsi con qualche bagnante che starnutisce o tossisce a meno di un metro di distanza.
È stato un pomeriggio molto rilassante, trascorso leggendo pigramente un libro, vedendo qualche serie sul telefono e spalmando crema solare in ogni anfratto del mio pallido corpo. Ecco, forse ho anche esagerato un po’, sono quasi più pallida di prima. Ma sempre meglio delle mie scottature extreme degli anni passati.
Verso le sei ho rimesso tutto nello zaino e sono tornata verso casa. Lungo il cammino di legno che collega la spiaggia al parcheggio, però, ha iniziato a darmi fastidio un occhio. All’inizio era un leggero bruciore, ma quando sono arrivata all’auto stavo lacrimando come una dannata, oltre a pizzicarmi il naso. Devo aver transitato vicino a qualche pianta rara alla quale sono allergica, perché era un fastidio realmente indescrivibile. Sono stata mezza cecata per tutto il viaggio un auto, e quando finalmente sono riuscita a tornare a casa non ho potuto fare altro che crollare sul divano. Notando che il dolore al collo stava di nuovo facendo capolino mi sono presa un’altra pastiglia di ibuprofene e poi ho passato la serata vedendo la tv e facendomi la manicure, attività frivola e, a mio parere, molto rilassante, che avevo abbandonato da inizio quarantena, insieme all’usanza barbara di indossare il reggiseno e di mettere in piega i capelli.
La giornata di mare sembra avermi ricaricata di energia, infatti ieri il lavoro è andato piuttosto bene (ho portato a termine alcuni lavori). Oggi, invece, sono già più pigra, come si può dedurre da questo post in pieno orario lavorativo.
La mia collega, però, mi ha appena riportata coi piedi per terra con un messaggio in chat, quindi torno a fare il mio dovere.
Besos. Deli.
