Approdo qui dopo undici lunghi giorni di latitanza di iobloggo, undici giorni ricaricando continuamente la pagina,nella speranza di vedere apparire di nuovo quelle centinaia di pagine fatte di me, della mia vita.
Ci spero ancora che tornino a comparire, prima o poi, ma nel frattempo la voglia di scrivere era troppa per rimanere con le mani in mano.
Il mio primo blog l’ho iniziato a 20 anni. Ero impantanata in una relazione orrenda, da cui poi uscii. Andavo all’università. Fuori casa c’era la neve e io stavo in cameretta davanti al computer a parlare con i miei amici nella chat di facebook. Mi ci ero iscritta da poco, era tutto un tripudio di richieste d’amicizia, di test stupidissimi, di album con 9000 foto scaricate dalle macchinette fotografiche digitali.
Ero molto meno sola allora di quanto non lo sia adesso. A vent’anni gli amici sono una cosa serissima, li vedi tutti i giorni o quasi, ci passi il sabato sera, ci parli per ore su facebook o su Messenger (all’epoca).
Eppure volevo qualcos’altro, un angolino solo mio, per riempire quei pomeriggi ovattati dalla neve, per raccontarmi e per leggere di altre persone, senza volto ma le cui vite, case, famiglie immaginavo. E così finii su splinder, con un nikname ridicolo.
Non sapevo che nel giro di un anno avrei trovato una delle mie migliori amiche e che avrei perso la testa per il mio migliore amico, cosi come ignoravo che l’estate seguente avrei conosciuto G., il mio primo grande amore condiviso, il primo che mi ha fatto sentire amata, nella maniera assurda e leggermente fuori di testa dei poco più che ventenni, le cui grandi ubriacature finiscono sempre con un feroce mal di testa.
E nel mezzo di quella grande ubriacatura sparì tutto quanto, incluso il blog, inghiottito dalla fine di splinder senza lasciare alcuna traccia.
2012. La storia con G. finisce e io piango, soffro, perdo peso e mi aggrappo disperatamente all’università, ai libri,ai film in bianco e nero, alle amiche di infanzia e più recenti che mi sopportano e poco a poco mi trascinano fuori dalla melma in cui sono sprofondata.
Mi aggrappo anche a una nuova isola, un piccolo porto di parole e pensieri, che a volte sembrano sgorgare meglio nella solitudine, nel dolore. Il mio nuovo porto si si chiamava manysidesofme.iobloggo.com e mi ha vista raccontare serate epiche, sofferenze, amori e avventure, l’erasmus, un nuovo amore, le paure, la fine dell’università, il lavoro,i lavori, il trasferimento all’estero, le colpe, la monotonia, una vita sospesa in due paesi, aggrappata al passato o rivolta al futuro, con speranza o paura, ultimamente più la seconda.
Godermi il presente non è mai stato il mio forte, ma imprimirlo in un foglio virtuale mi ha aiutata sempre a renderlo piu vero, a ricordarmi che esiste, davvero.
E allora eccomi qui, a ventinove anni, nella stessa stanza, in vacanza a casa dei miei, dove torno sempre ad essere, nel bene o nel male, quella ventenne che scriveva pagine e pagine ogni sera, che si sentiva un po’ inadeguata, che voleva qualcosa a cui non sapeva dare un nome. Delilah approda in questo nuovo porto ed inizia una nuova pagina, di nuovo.
